Sovere – Il Parco dei laghi fossili

Il sito, conosciuto come “archivio naturale di Pianico-Sèllere”, racconta una storia lunga 45000 anni dell’ambiente e del clima nelle Alpi: qui tra circa 800 e 755 mila anni fa si formò un profondo lago che conserva un eccezionale deposito costituito da foglie e pollini fossili.

Il sito, noto anche come “archivio naturale di Pianico-Sellere”, ci permette di conoscere la natura e l’ambiente che tra i 755 e gli 800.000 anni fa caratterizzava il territorio della val Borlezza. Prima delle glaciazioni che ne sconvolsero il clima e la vita, in questo luogo si era formato un profondo lago che per lungo tempo accumulò depositi nei suoi fondali. Il peso degli strati di sedimenti e dell’acqua lentamente spremettero, asciugandoli e comprimendoli, i detriti sottostanti, che col tempo si indurirono e tramutarono in roccia. La loro fossilizzazione ci consente, oggi, di osservare e studiare gli eventi atmosferici di quest’epoca lontana, le specie di piante e animali che rimasero intrappolati sul fondo del lago e molto altro.

L’importanza del sito è stata intuita per la prima volta nel 1858 quando, durante alcuni scavi estrattivi, vennero portati alla luce resti ossei di rinoceronte (Rhinoceros merkii Jaeg.) legato ad ambienti freddi. Successivamente vennero invece trovate foglie di acero, bosso, olmo e altre specie tipiche di climi temperati. Si giunse così alla conclusione che verosimilmente il lago in questione si era formato in epoca glaciale, ma aveva continuato a esistere e ad accumulare sedimenti anche nell’epoca interglaciale che seguì.

L’area è stata riconosciuta a livello internazionale come una delle più importanti per la ricostruzione della presenza vegetale e animale sulle Alpi grazie all’immenso numero e varietà di specie che ci permette di osservare. Negli ultimi venticinque anni l’importanza di questo luogo ha attirato l’attenzione degli studiosi di tutto il mondo.

La parete attualmente visibile e oggetto di studio è alta dieci metri ed è composta da 41˙600 strati che, due alla volta, si sono depositati ogni anno per ventimila anni di seguito. Le coppie di strati si riconoscono da una differente colorazione: scura per gli strati depositatisi in inverno e chiara per quelli depositatisi durante la stagione calda.

Fra i tanti depositi ve ne sono alcuni particolarmente interessanti, fra cui il t21d, uno strato scuro composto da ceneri vulcaniche emesse durante un’eruzione avvenuta a centinaia di chilometri dal lago. Un altro importante deposito è quello in cui si è conservato perfettamente un esemplare di Cervus acoronatus, che rappresenta lo scheletro più completo esistente della specie fossile e che è stato rinvenuto in una delle fasce più alte, quindi più recenti, del deposito. Inoltre, nei numerosi strati di varve sono stati trovati molti granuli di polline, giunti fino a noi grazie alla resistente parete di cui sono provvisti: sono stati identificati più di 250.000 granuli per un totale di più di 100 specie diverse.

La storia narrata dalla parete fossile si interrompe a circa 750.000 anni fa, non perché il lago fosse scomparso, o si fosse riempito, ma perché il ghiacciaio che poi risalì la val Borlezza erose gli ultimi strati sostituendoli con depositi glaciali.

Il luogo è rimasto oggetto di studio per i soli addetti ai lavori per molti anni, fino a che, nel 2000, il ritrovamento del cervo fossile fece aumentare l’attenzione; intorno al 2013 si arrivò alla creazione del Parco, dotato di pannelli illustrativi, QR Code e guide adeguatamente preparate. Nel 2021, dopo alcuni anni di chiusura a causa di una frana che lo aveva reso inagibile, il sito è stato oggetto di ingenti interventi di messa in sicurezza, che ne hanno consentito la riapertura al pubblico.

I Tefra

Normalmente i sedimenti del Banco Varvato Carbonatico appaiono quasi bianchi, perché le varve, gli strati annuali, sono composte da una lamina chiara, depositatasi in estate, molto più spessa di quella nera, invernale. Nelle ultime 3.800 varve, deposte in altrettanti anni di clima temperato caldo, sono presenti anche numerosi livelli nerastri, di solito prodotti da colate di fango subacquee. Si era però notato che un livello grigio (t21d15) a contatto con l’aria diventava rosso, per il suo elevato contenuto di ferro: è un livello finissimo di cenere vulcanica (detto “tefra”), composto da vetro e minerali vulcanici, risultante dalla ricaduta di una nube eruttiva trasportata dalle correnti atmosferiche. La datazione radiometrica dei vetri e dei feldspati contenuti nel livello di cenere ha consentito di stabilire l’età dell’eruzione: 779 ± 13 mila anni fa. Il vulcano responsabile non è ancora stato identificato con certezza, ma queste ceneri possono viaggiare nella direzione dei venti per centinaia di km e il candidato più plausibile si trova nel Massiccio Centrale francese.

Un secondo livello particolarmente scuro (t32) si è depositato circa 755.000 anni fa ed è la testimonianza di un’altra grandiosa eruzione esplosiva. In base alla composizione chimica, il vulcano che disperse nell’aria queste ceneri si trovava nella provincia vulcanica dell’Italia Centrale, probabilmente un vulcano spento nei Monti Sabatini, a Nord di Roma.

Cervus Acoronatus

Il 19 febbraio 2000, mentre perlustravano le sponde del torrente Borlezza, due studentesse individuarono un osso affiorante sulla parete della “sezione Arnie”. I tecnici del Museo civico di Scienze Naturali di Bergamo e dell’Università di Ferrara stabilirono poi che si trattava delle ossa del tallone di un grande vertebrato, un cervo. Sappiamo che intere carcasse di mammiferi, con i polmoni pieni d’aria, possono galleggiare sulla superficie dei laghi prima di andare a fondo. Fortunatamente l’erosione del torrente non aveva ancora intaccato la zampa e il resto dell’intera carcassa era conservata nei sedimenti. Il Museo organizzò dunque un impegnativo scavo di recupero dell’animale, ora esposto a Bergamo.

Lo scheletro appartiene ad un maschio adulto della specie da cui hanno avuto origine i cervi attuali: il palco presenta solo due pugnali terminali, mentre la specie vivente oggi in Eurasia possiede una corona di più pugnali, motivo per cui gli studiosi lo hanno chiamato “Cervo acoronato”. Grazie allo studio del polline fossile sappiamo che questo esemplare visse 762.000 anni fa, quando le montagne della val Borlezza erano coperte di foreste miste di latifoglie e conifere, prima dell’avanzare di una fase fredda.

Resti di cervo erano già stati trovati lungo il Borlezza nel XIX secolo, ma quello esposto al Museo di Bergamo è lo scheletro più completo esistente della specie fossile.

Informazioni
per la visita

Orari di apertura

Il Parco è liberamente accessibile tutto l’anno; visite guidate su prenotazione, a pagamento, dal 1 aprile al 30 novembre 2022.

Contatti

Via del Canneto, 7-10, 24060 Sovere (BG). Per informazioni, biblioteca comunale: telefono 035 981104, mail biblioteca@comune.sovere.bg.it, sito internet: www.parco-laghifossili-sovere.it

Per le visite guidate: Hakuna Matata – Patrizia Gandini: telefono 035 971070, cellulare 333.2455535, mail: info@lakemountainexperience.it

Altre informazioni

Ampio parcheggio presso il campo sportivo del paese, in prossimità dell’ingresso al sito. Si consiglia un abbigliamento comodo e adatto ad un percorso su sentiero sterrato. Durata del percorso circa 2 ore.