Sovere – Area del Santuario della Madonna della Torre

Negli ultimi cinquant’anni quest’area, caratterizzata dalla presenza del bellissimo santuario di Santa Maria della Torre, è stata teatro di ritrovamenti riconducibili a un abitato di età protostorica e a strutture di età romana, che testimoniano il ruolo di Sovere come nodo di transito dalla Valle Seriana al Lago d’Iseo.

Negli ultimi cinquant’anni, l’area nei pressi del Santuario della Madonna della Torre compresa tra il convento dei frati cappuccini e il santuario eponimo è stata teatro di alcuni ritrovamenti archeologici, che testimoniano una presenza umana di età protostorica in questa parte del territorio di Sovere.

Le prime scoperte avvennero nel 1969, durante i lavori di allestimento della strada d’accesso al santuario. Il rinvenimento di alcuni frammenti ceramici ai piedi della collina venne seguito da altri, in diverse zone del declivio; purtroppo non fu possibile eseguire uno scavo stratigrafico in estensione. Il recupero del materiale venne effettuato da appassionati locali, coadiuvati da personale del Centro Camuno di Studi Preistorici.

I rinvenimenti di età protostorica provengono da due aree principali: quella superiore situata appena ai piedi del Santuario e quella inferiore, poco sopra il Convento dei Cappuccini, all’inizio del percorso di risalita. Qui venne esposto un tratto di stratigrafia archeologica contenente frammenti ceramici e resti animali, probabilmente scivolati da un punto poco superiore. Nell’area più a monte tra il 1970 e il 1971 vennero documentate due probabili strutture abitative (i cosiddetti “fondi di capanna”) con interni in battuto e almeno un focolare. Tra i materiali si annoverano contenitori per la conservazione, per la cottura e per la consumazione dei cibi. Le decorazioni e le forme dei manufatti consentono una datazione tra la fine dell’età del Bronzo e il principio dell’età del Ferro (fine del X – inizio VIII sec. a.C.). Sono presenti anche strumenti in pietra per la lavorazione di cereali (macinelli in arenaria) e manufatti in osso e palco, tra cui un manico in palco di cervo, forse destinato all’inserimento di una lama metallica, abbandonato in corso di lavorazione. Lo studio degli ossi animali indica che venivano maggiormente consumati gli ovicaprini, seguiti dai bovini; sono stati recuperati anche elementi riferibili a un cavallo (equus caballus), di età avanzata e di taglia medio-piccola.

Non siamo in grado di stimare l’ampiezza dell’abitato, ma la presenza di reperti archeologici in punti piuttosto lontani fra loro sembra suggerire dimensioni non modeste, mentre la sua posizione arroccata garantiva buona esposizione e un ottimo controllo delle vie di passaggio che attraversavano la valle Borlezza.

Il ruolo di Sovere come nodo di transito dalla valle Seriana verso il lago di Iseo sembra permanere anche in età romana, come testimoniano alcune monete, frammenti di mattoni, di vasi e utensili in ferro. Nel 1976 lungo la strada che dall’abitato di Sovere porta all’altura della Madonna della Torre e quasi allo sbocco della mulattiera verso la frazione Piazza, sono state recuperate numerose scorie di fusione: si ipotizza che qui sorgesse un’area dedicata ad attività metallurgiche, anche per la presenza nei pressi di una cascata. Il dato è stato confermato da uno scavo archeologico condotto dalla Soprintendenza nel 1992-1994, nel corso del quale sono emerse murature in pietra legate con malta riferibili a due ambienti, all’interno dei quali, oltre a numerosi reperti ceramici, sono state raccolte altre scorie di fusione.

Immanicatura in corno di cervo

La lavorazione della materia dura animale, osso e corno, era un’attività molto importante nella vita quotidiana delle società protostoriche. Questi materiali erano infatti essenziali per la fabbricazione di utensili e di elementi d’adorno, come anche il legno, che però non si conserva nel tempo e di cui non abbiamo che labili tracce archeologiche. La loro malleabilità assicurava una lavorazione agevole, mentre la resistenza – specialmente del corno – garantiva un uso duraturo. All’interno della probabile struttura abitativa identificata alla Madonna della Torre di Sovere, assieme ai materiali ceramici della prima età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.), è stato rinvenuto un reperto in corno di cervo: si tratta di un manufatto non finito, che nelle intenzioni dell’artigiano che lo stava lavorando doveva essere destinato a diventare un’impugnatura, forse per uno strumento da taglio come un coltello o un pugnale, oppure per un punteruolo. Nella sua parte terminale si vedono chiaramente i segni dell’iniziale processo di sbozzatura. La sua lavorazione non venne conclusa e possiamo ipotizzare che ciò sia dovuto alla vistosa frattura che si nota all’altra estremità. La lavorazione del corno era un’attività artigianale che veniva spesso praticata in ambito domestico, come dimostrano oggetti simili, finiti o semilavorati, rinvenuti nell’abitato coevo di Parre, in Valseriana.

Vaso decorato

Questo manufatto proviene dal livello inferiore della struttura, probabilmente abitativa, identificata alla Madonna della Torre di Sovere. Si tratta di un vaso realizzato in ceramica ad impasto piuttosto grossolano, e il suo colore irregolare è dovuto ad imperfezioni di cottura. È particolarmente ben conservato, una condizione rara per i contesti abitativi antichi, dove invece i reperti ceramici sono più spesso rinvenuti in frammenti minuti, quasi impossibili da ricostruire nella loro interezza. Le sue dimensioni contenute inducono a definirlo “bicchiere”, ma condivide alcuni dettagli formali, in particolare il breve orlo ricurvo e la spalla carenata, con contenitori di più grandi dimensioni, che invece definiamo “olle situliformi”. Questi oggetti erano molto diffusi nei contesti abitativi databili tra la tarda età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro (X-IX sec. a.C.) in tutta la Pianura Padana e il nostro piccolo esemplare ne è un probabile erede, essendo databile tra IX e VIII sec. a.C. La presenza di questo tipo particolare di vaso a Sovere, in valle Borlezza, costituisce un dato di un certo interesse.

La decorazione a doppia fila di impressioni ovali, sia sull’orlo che sulla spalla, tradisce una speciale cura nella sua realizzazione: sappiamo che in molte culture protostoriche una particolare attenzione era dedicata alla modellazione e alla decorazione dei contenitori destinati all’atto del bere, bicchieri e boccali, e che questi contenitori dovevano avere un significato speciale anche per le genti che li utilizzavano.

Informazioni
per la visita

Orari di apertura

La collina su cui sorge il santuario di Santa Maria della Torre è liberamente accessibile tutto l’anno; i rinvenimenti archeologici non sono ad oggi musealizzati. Il santuario viene aperto per il culto da aprile a settembre.

Contatti

Via Madonna della Torre, 24060 Sovere (BG). Per informazioni sui giorni e gli orari di apertura del santuario contattare la parrocchia: telefono 035.981008, mail parrocchia@parrocchiasovere.it

Altre informazioni

Il santuario è dotato di ampio parcheggio e di un punto ristoro; per chi volesse raggiungerlo a piedi si può parcheggiare in paese presso piazza Aldo Moro o presso la chiesa parrocchiale di San Martino.