Predore – Le terme romane


Le terme e il riscaldamento ad ipocausto

Preparare la visita

Cosa c’è da vedere/per approfondire

Il sistema di riscaldamento ad ipocausto (dal greco “acceso sotto”) era già conosciuto nell’antica Grecia, ma venne perfezionato dai Romani, che lo portarono a un alto grado di diffusione e di efficienza.

Scaldata da un grande forno (praefurnium), l’aria calda veniva fatta passare in un’intercapedine sotto il pavimento, che era sollevato su pilastrini di mattoni: non essendo all’epoca ancora stato inventato il camino, il tiraggio dell’aria e la sua uscita avveniva attraverso condutture lungo i muri, tubi in ceramica composti da elementi sovrapposti a sezione rettangolare, che venivano prodotti in serie (tubuli).

L’ipocausto era usato per scaldare le stanze delle abitazioni ricche nelle regioni più fredde, ma soprattutto era la componente centrale delle terme, edifici pubblici e privati diffusi in tutto l’Impero Romano.

La struttura delle terme pubbliche era una sequenza di ambienti che cominciava dal vano con la temperatura più calda (calidarium), il più vicino al praefurnium, per proseguire con quelli più temperati (tepidarium) fino a quelli freddi (frigidarium); accanto si trovavano le natationes, vasche utilizzate per nuotare, e altri spazi per varie funzioni (saune, sale per massaggi, spogliatoi, etc.)
Alle terme si andava per la pulizia personale ma anche e soprattutto per socializzare e rilassarsi ed erano frequentate sia da uomini che da donne, seppure in spazi e orari separati. Erano luoghi pubblici gratuiti o quasi, ma esistevano anche lussuosi complessi per ricchi, così come impianti privati collocati nelle grandi ville, come quella del senatore Marco Nonnio Arrio Muciano a Predore.
La manutenzione e l’uso delle terme cessò progressivamente con la fine dell’impero, ma vennero adottate in Oriente dai nuovi invasori arabi e turchi, tanto che si può affermare che l’Hammam, o Bagno Turco, è il vero erede della tradizione e tecnologia romana.

Attività per i bambini

Ciao, sono il magister di una schola scriptoria che esisteva proprio qui, sul lago d'Iseo. Vengo assunto da famiglie facoltose che vogliono insegnare a scrivere e a far di conto ai loro figli, come a quello zuccone di Rufus.

Pagine di argilla

Ogni tanto, quando fa così caldo che quasi si scioglie la cera delle tavolette su cui scrivono gli studenti, preferisco prendere tutti e uscire e fare lezione all’aperto.

Una volta Rufus, il cui babbo ha una fabbrica di laterizi, ci ha portato dove vengono messi i mattoni ad essiccare prima di essere cotti in fornace. Quando l’argilla è morbida, è facilissimo scrivere! Quel giorno tutti hanno scritto a lungo secondo le proprie capacità, chi le singole lettere oppure i numeri e qualcuno addirittura breve frasi. E pazienza quando uno studente sbagliava, si passava a un altro mattone.

Ho anche perdonato chi aveva dimenticato lo stilo per scrivere, e gli ho dato un bastoncino appuntito.

A sera però il babbo di Rufus, quando ha visto i suoi mattoni tutti scritti, non era tanto contento, diceva che li avevamo rovinati e nessuno li avrebbe più voluti.

Ma poi credo che gli sia passata in fretta, anzi mi hanno detto che i mattoni li ha venduti lo stesso e ora sono nei muri delle case lungo la sponda del lago. Chissà, magari qualcuno è finito pure qui, nella villa di Marco Nonnio Arrio Muciano.


E adesso giochiamo!

Pomeriggi alle terme

Vado spesso alle terme pubbliche, ma qualche volta il senatore Marco Nonnio Arrio Muciano mi invita in quelle private dentro la sua villa, e io sono molto felice.

Ci sono ben quattro stanze dove il caldo, attraverso il pavimento, sale e fa sudare tutti (calidarium), a cui ne segue una dove la temperatura è meno calda (tepidarium) e un’ultima praticamente fredda (frigidarium), con pareti e pavimento in marmo e una fontana in un lato.

Per pulirmi mi porto sempre la pasta fatta con argilla, olio e un pizzico di un’erba che gratta per bene, l’equiseto: la preferisco alla pietra pomice, che invece inaridisce un poco la pelle. Così come evito di saltare dall’acqua calda alla fredda e viceversa più volte: il medico mi ha detto che fa male, e c’è chi è rimasto danneggiato all’udito.

In realtà, più che per la pulizia, vado per la compagnia: rilassato in mezzo ai fumi caldi, chiacchiero piacevolmente con il senatore e con i suoi familiari e amici, mentre beviamo qualche coppa di vino e mangiamo stuzzichini. Un vero piacere!


E adesso giochiamo!

Una casa di colori

Come magister mi capita spesso di girare per le case, a volte devo parlare con i genitori e vedo abitazioni di tutti i tipi.

Ma raramente rimango così impressionato come dalla villa di Marco Nonnio Arrio Muciano: sicuramente perché è grande e maestosa, ma soprattutto per la decorazione delle pareti delle sue stanze.

Nelle case modeste le pareti interne sono rivestite solitamente da un semplice intonaco, quando va bene di un colore bianco giallastro e quando va male di un grigio molto scuro dovuto al fumo, specie nelle cucine.

Ma nella villa le pareti hanno mille colori: lo sfondo è di un rosso intenso con mille fiori disegnati e poi tantissimi elementi decorativi di fantasia. Una gioia per gli occhi!

Sembra di stare in un luogo inventato e magico, lontano dalla realtà, pieno di colori speciali  che non esistono nella natura.

Ogni volta che entro in quelle stanze della villa mi sembra di stare in un mondo lontano dalla mia vita quotidiana.


E adesso giochiamo!

Una luce nella notte

Credo che la lucerna sia la più bella invenzione che ci sia!

Io odio il buio. Quando cala il sole la vita si ferma: tutti smettono di lavorare o di andare in giro e si chiudono in casa a dormire.

Ma io ho ancora tante cose da fare, voglio scrivere e leggere, non voglio coricarmi subito.

La lucerna è la soluzione giusta. È un oggetto bello a vedersi, prodotto a stampo nelle manifatture dove le fanno tutte uguali. Basta un poco di olio nella sua pancia (ma non quello buono prodotto qui sul lago, uno scadente di poco prezzo) che imbeve lo stoppino in corda vegetale infilato nel beccuccio davanti. Si accende questo ed ecco la fiamma, piccola ma sicura, sufficiente a illuminare i miei rotoli da leggere, a permettermi di vedere il piatto dove mangio.

Cerco è fragile, e se mi cade si rompe in tanti pezzi che non si possono mettere insieme. Pazienza, con pochi soldi ne compro un’altra.

Ah, che grande invenzione la lucerna!


E adesso giochiamo!